Il giorno 8 agosto, presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea ” Franco Libertucci”- via Emilio De Gennaro, 60 a Casacalenda alle ore 19.00, la Fondazione Architetti Campobasso, in collaborazione con l’Ordine Architetti P.P.C. di Campobasso, organizza una serata formativa che vedrà la partecipazione del prof. Paolo Valerio Mosco e degli architetti Vincenzo Latina, Beniamino Servino e Massimo Palumbo.
La partecipazione prevede il rilascio di n°3 cfp.
ISCRIZIONI: Piattaforma iMateria
8 AGOSTO 2017 ore 19.00
presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea ” Franco Libertucci“- via Emilio De Gennaro, 60 Casacalenda (CB)
Programma
ore 19,00 saluti
arch. Giancarlo Manzo presidente della Fondazione Architetti di Campobasso
arch. Massimo Palumbo presidente associazione cultirale Kalenarte_ Maack
ore 19,15 tavola rotonda
interverranno:
prof. Paolo Valerio Mosco
arch. Vincenzo Latina
arch. Beniamino Servino
arch. Massimo Palumbo
ore 21,00 An evening of son
professor Jacqueline Ross al violino e Bruno Heinen al piano
ore 22,30 aperitivo
ABSTRACT
Vincenzo Latina
Il centro culturale della Galleria Civica di Casacalenda “Franco Libertucci” e il MAACK – Museo all’aperto d’arte contemporanea Kalenarte – sono l’utopia che diventa realtà. Soltanto i visionari possono avere una previsione, vedere oltre la siepe, vedere oltre l’ostacolo del locale. Quello della siepe, ha indotto gli appassionati operatori d’arte di Casacalenda a guardare oltre la quotidianità attraverso gli occhi dell’immaginazione, a aspirare all’immensità e a proiettarsi dal locale al globale: il “glocale”. È l’utopia di appassionati amministratori degli anni Ottanta e Novanta e di visionari architetti i quali sulla scia dell’esperienza del Senatore Ludovico Corrao a Gibellina e quella di Antonio Presti “Fiumara d’Arte” hanno attraverso l’arte inciso nella cultura del paesaggio.La ventennale operazione culturale del progetto Kalenarte, diventato poi MAACK, Museo all’aperto d’arte contemporanea Kalenarte di Casacalenda, a differenza di Gibellina e Fiumara d’Arte non ha avuto la stessa risonanza mediatica. L’operazione è stata derubricata dai principali mezzi d’informazione a roba da addetti ai lavori. Eppure quello che è accaduto è altrettanto singolare e meritevole di particolare attenzione.
Paolo Valerio Mosco
Finito il secolo delle grandi narrazioni, delle ideologie, delle speranze di redenzione globale, ciò che rimane oggi è un’utopia di formato tascabile, mignon; un’utopia molto vicina alla testimonianza cristiana. Si vive l’utopia quando pensieri e azioni si innervano in un vissuto quotidiano, nei luoghi dove si è deciso di vivere, ai margini di un impero sempre più cinicamente onnivoro. Il motto di Epitetto dedicato ai precetti per l’edaimonia, per l’arte di vivere bene, recitava: “Vivi appartato!”. Potremmo chiosare, attualizzandolo, questo motto con “Vivi, utopicamente, appartato!”. C’è una saggezza in tutto ciò che si può respirare, e che anzi si respira sempre più, ai margini dell’impero, in quanto ai margini dell’impero la sorveglianza è allentata e solo dove la sorveglianza è allentata sono possibili idee libere, d’altronde Cristo non è nato a Gerusalemme, ma nella appartatissima Betlemme.
Beniamino Servino
L’Utopia è la Realtà vista con i miei occhi.
Non è Pre-Visione di un mondo che verrà, di un luogo che verrà.
E’ visione con i miei occhi del luogo in cui sto.
L’Utopia e l’Utopista sono schiacciati nel Presente. Sincronici. Contemporanei.